Nel nido e nel ramo è racchiusa un’immagine ulteriore. Se il ramo rimanda alla materia – il legno – il nido esprime il modo – il lavoro manuale – col suo intreccio sapiente di sapienza e materia, quest’ultima offerta dalla natura, generosa come sempre, e grossolana. Altre storie si innestano qui. Una di queste è ancestrale come il mito e riguarda gli antichi mestieri. La cadenza del lavoro fatto con le mani che soppesano l’oggetto con cura e dedizione. Mani che incontrano il ramo, il tronco, la corteccia. La materia del legno odorosa di fasi lunari. E vi instillano forme, le geometrie tutte possibili, attuate con la rotondità irripetibile della lavorazione manuale. A coronare il disegno di nodi e venature, leggeri come spennellate di colore, altri materiali quali carta, stoffa e lana. Proprio come in ogni nido che si rispetti.
Il gioco e il giocattolo narrano una storia a sé. Antichi quanto e più delle piramidi e ovunque presenti nei continenti come utile pretesto di conoscenza, di relazione e di svago, sono un formidabile strumento pedagogico da un lato, e di piacevole sollazzo dall’altro. Si gioca da sempre e i giocattoli, come ogni altra cosa, cambiano nel tempo. Col trascorrere delle epoche anche il modo di giocare si perfeziona. D’altra parte, come in ogni altro ambito, anche in quello ludico ci sono aspetti che non mutano mai poiché l’uomo, e così il bambino, continuano ad essere uomo e bambino, oggi come allora. I giochi in legno Nidoramo raccontano questa di storia, la sfida del giocattolo “di una volta” a perdurare nell’epoca attuale, in cui tutto – e il giocattolo non fa eccezione – ha il sapore della tecnologia, lo standard dell’industria, la virtualità del digitale.